Si, nevicava e faceva freddo. Io ho passato la mattinata a casa, il primo pomeriggio sono uscita per fare la spesa, fino al momento di quella telefonata.
“E’ arrivato. Abbiamo il fegato per Pamela. Dovete essere qui entro le 18. Venite?”
Ero in auto, non guidavo io, per fortuna, eravamo vicino ad un passaggio a livello. Pamela aveva 5 mesi e 8 giorni di vita, era a casa con mia mamma.
“Posso dire di no?”
“Se dite di no, ditemelo subito, che chiamo il prossimo della lista”.
Lorena, la caposala. Viso stupendo, capelli biondi, era l’angelo del reparto di oncologia pediatrica dell’Ospedale Riuniti di Bergamo.
“Ci saremo”. Non avrei potuto dare altra risposta.
Abbiamo girato la macchina e siamo tornati a casa. Nel mentre avevo chiamato mia mamma, avvisandola.
Arrivati a casa c’erano tutti. Nonne, zie, bisnonne.
Molti di voi penseranno fosse logico aver detto SI a quella chiamata. Da mamma invece era una telefonata che temevo, e non nego di aver avuto più di un dubbio sul cosa fare.
Pamela aveva bisogno di quel trapianto, non aveva alternative. Non esistono alternative per chi ha problemi di fegato. Non esiste la dialisi. Solo il trapianto le poteva salvare la vita.
Eppure io non potevo non pensare ad un’altra mamma, e ogni anno il mio pensiero, oggi 18 novembre, va a lei. A una mamma che anche oggi si recherà sulla tomba di suo figlio a portare dei fiori.
Come ogni anno scrivo questo post per farle sapere che Pamela sta bene. Che aver donato gli organi del suo “bambino” di 16 anni, morto in un incidente con il motorino (almeno così mi è stato detto) in Brianza, non è stato un gesto inutile.
Pamela ha ricevuto una parte del fegato di quel ragazzo e oggi sta bene. Vive una vita da 17enne, va a scuola, frequenta il liceo artistico, le piace andare a cavallo e danzare. Esce con le amiche, con gli amici, si diverte.
Ora so che può sembrare stupido. O forse no.
Ma è per me importantissimo farle sapere che Pamela sta bene. Che Pamela vive grazie a lei. Però questo lo dico oggi. 17 anni fa, come oggi, avevo mille dubbi.
Quindi grazie, a quella mamma che ha donato quello che non poteva più avere vicino, e grazie a tutte quelle persone che ogni giorno fanno una scelta difficile, ma consapevoli di poter aiutare non una, ma spesso tante persone insieme.
E non venite a raccontarmi che “uccidono le persone per prelevare gli organi” perché ci sono stata dentro troppo tempo, e ci sono dentro ancora, e so come funzionano queste cose. Quindi ai possibili polemisti, questo non è il posto ne il momento.
Di nuovo, come lo scorso anno, se potete condividete questo messaggio. Fatelo girare. Magari arriva a qualcuno che era vicino a quella madre, magari arriva a qualcuno che 17 anni fa quel ragazzo lo conosceva.
Per qualsiasi informazione io resto qui. A disposizione. Potete scrivere a [email protected]